ricostruzione d'interno di una casa popolare

 

La ricostruzione proposta nel libro Dietro i palazzi Tre secoli di architettura minore a Venezia 1492-1803 è "un invito ad immaginare come potessero, queste abitazioni di cui qui si racconta, funzionare in tutti i loro quotidiani bisogni e minuzie. Nessuna pretesa quindi di 'ricostruire' un arredo cinque- o seicentesco, ma solo unindicazione, uno stimolo". Per farlo gli autori hanno utilizzato gli Inventari dei Giudici di petizion e fonti figurative (quadri, stampe, illustrazioni di libri), anche se queste riguardano soprattutto le case dei più ricchi.
Le case popolari in cui sono vissuti i protagonisti dei nostri documenti, pur appartenendo al secolo successivo, non erano sostanzialmente diverse.

spaccato assonometrico del pianoterra e del primo piano
(in GIANIGHIAN  PAVANINI 1984)


La casa popolare solitamente consisteva in cucina e camera.
In cucina, come appare anche nel disegno, erano sempre presenti: la schafa (il lavello), lo scholador (simile alla schafa, utilizzato per far asciugare le stoviglie lavate), il fogher (per cuocere il cibo), ma spesso anche unica fonte di riscaldamento. In un angolo, a fianco della schafa, si trovava il necessario (un cubo in muratura, cavo all
interno, munito di un coperchio in legno) dove venivano vuotati i vasi da notte.  Da lì i rifiuti, mediante un sistema di scarico, finivano direttamente in canale o, se questo era troppo lontano, in una fossa che veniva periodicamente - nottetempo - pulita dai netagatoli.
La camera era arredata con il letto, a volte una semplice tavola in legno poggiata su due cavalletti, a volte in ferro, con stramazzi (materassi) e cusini (cuscini), e una cassa o due per conservare i pochi abiti della famiglia. Quasi sempre era presente la cuna (culla).
I pavimenti potevano essere in cotto o in terrazzo alla veneziana. Le finestre avevano vetri circolari soffiati piombati.