ricostruzione d'interno di una casa popolare
La ricostruzione proposta
nel libro Dietro i palazzi Tre secoli di architettura minore a Venezia
1492-1803 è "un invito ad immaginare come potessero, queste abitazioni di
cui qui si racconta, funzionare in tutti i loro quotidiani bisogni e minuzie.
Nessuna pretesa quindi di 'ricostruire' un arredo cinque- o seicentesco, ma solo
un’indicazione, uno stimolo". Per farlo gli autori hanno utilizzato gli
Inventari dei Giudici di
petizion e fonti figurative (quadri,
stampe, illustrazioni di libri), anche se queste riguardano soprattutto le case
dei più ricchi.
Le case popolari in cui sono vissuti i protagonisti dei nostri documenti, pur
appartenendo al secolo successivo, non erano sostanzialmente diverse.
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spaccato
assonometrico del pianoterra e del primo piano |
La casa popolare
solitamente consisteva in cucina e camera.
In cucina, come appare anche nel disegno, erano sempre presenti: la schafa
(il lavello), lo scholador (simile alla schafa, utilizzato per far
asciugare le stoviglie lavate), il fogher (per cuocere il cibo), ma spesso
anche unica fonte di riscaldamento. In un angolo, a fianco della schafa,
si trovava il necessario (un cubo in muratura, cavo all’interno, munito
di un coperchio in legno) dove venivano vuotati i vasi da notte. Da lì i
rifiuti, mediante un sistema di scarico, finivano direttamente in canale o, se
questo era troppo lontano, in una fossa che veniva periodicamente - nottetempo -
pulita dai netagatoli.
La camera era arredata con il letto, a volte una semplice tavola in legno
poggiata su due cavalletti, a volte in ferro, con stramazzi (materassi) e cusini
(cuscini),
e una cassa o due per conservare i pochi abiti della famiglia. Quasi sempre era
presente la cuna (culla).
I pavimenti potevano essere in cotto o in terrazzo alla veneziana. Le finestre
avevano vetri circolari soffiati piombati.